Le frappe hanno un’origine antichissima e tanti nomi diversi tutti discendenti da un unico e inequivocabile progenitore che risale al Rinascimento. In verità alcuni storici sostengono che l’origine delle frappe risalga all’epoca romana, quando durante i Saturnali venivano fatti dei dolcetti chiamati “frictilia” a base di uova e farina di farro, fritti nel grasso del maiale e distribuiti alla folla per le strade durante la festa.
Nell’epoca rinascimentale, la ricetta apparve per la prima volta nel 1560 ne “La singolare dottrina” di Domenico Romoli dove venne pubblicata la ricetta “Per far Frappe, overo palle di pasta di strufoli”. Già allora era una specialità del periodo di carnevale e gli ingredienti erano semplicemente farina, uova e zucchero. Con questa pasta si spianava una sottile sfoglia a matterello che veniva incisa con tagli paralleli e fritta in abbondante strutto per essere servita cosparsa di miele.
Dieci anni più tardi Bartolomeo Scappi nella sua “Opera” ripropose “Per fare una pasta della quale se ne potrà fare palle & diversi altri lavorieri” una ricetta identica con la sola aggiunta dell’acqua di rose, sale e (soprattutto) una spiegazione più comprensibile.
Le frappe così come le conosciamo oggi nacquero nel Settecento da Francesco Leonardi nel suo “L’Apicio moderno” con il nome di Flappe. L’impasto si arricchisce di burro e vino dando vita alla ricetta contemporanea. Nel procedimento consiglia di tagliare la pasta in fettucce larghe due dita e annodarle a più riprese prima di friggerle nello strutto e cospargerle di zucchero.
Nei primi dell’Ottocento ne “La nuova cucina economica” di Vincenzo Agnoletti ne propose una anacronistica versione ”di magro” che prevedeva l’utilizzo dei soli albumi e dell’olio impiegato nell’impasto al posto del burro e dello strutto.
Nel corso dei secoli ogni autore fornì la propria ricetta, aggiustando le dosi e sostituendo di tanto in tanto alcuni ingredienti, ma soprattutto variandone il nome: dai Cenci ai Nastrini, dalle Frittelle Fiamminghe alle Sfrappole, ai Crostolia, alle Bugie per finire con le Frittelline di carnevale. Tra i tanti vale la pena ricordare le Chiacchere alle quali è legata l’ennesima leggenda che vede protagonista la Regina Margherita di Savoia, che dopo un lungo dialogo con i suoi ospiti chiese al cuoco di corte Raffaele Esposito, di preparare qualcosa che potesse soddisfare i suoi invitati tra una chiacchera e l’altra.