Difficile determinare la storia e le origini di uno dei piatti più buoni e più iconici della tradizione italiana: i pici.
I pici rappresentano l’essenza della cucina povera toscana; sono una sorta di spaghettonifatti a mano con acqua, farina, pochissimo olio e sale; ma attenzione il riferimento allo spaghetto serve solo per richiamarne il formato allungato, in realtà sono totalmente diversi per spessore, forma irregolare e soprattutto consistenza.
Le origini dei pici risalgono all’epoca etrusca, se ne trova testimonianza in una raffigurazione all’interno della celeberrima Tomba dei Leopardi a Tarquinia, risalente al V secolo a.C. Nel banchetto funebre rappresentato negli affreschi della tomba, vi è un dettaglio che raffigura dei contenitori in terracotta contenenti un tipo di pasta lunga, grossa e irregolare che potrebbe far pensare ai progenitori dei nostri pici.
Il loro nome, secondo alcuni, deriverebbe da Marco Gavio Apicio, celebre gastronomo, cuoco e scrittore romano autore del compendio culinario “De re coquinaria” ovvero “l’arte della cucina”; secondo altri l’origine del nome proviene da “appiciatura” che è il nome della fase in cui i piccoli pezzi in cui è stato suddiviso l’impasto iniziale, vengono presi singolarmente e “tirati” per ottenerne l’allungamento evitando accuratamente schiacciature e rotture.
I pici sono una pasta estremamente semplice, sono fatti di acqua e farina (anche se in diverse zone della Toscana la querelle sull’utilizzo o meno dell’uovo è ancora aperta) ma la loro preparazione richiede una buona manualità proprio nella fase di appiciatura.
Si accompagnano perfettamente a tantissimi tipi di condimenti, dai sughi in bianco fino ai ragù più elaborati. Noi li abbiamo scelti per la nostra carbonara e il risultato è davvero splendido!!