Data la semplicità degli ingredienti base, non dobbiamo stupirci se già nel Paleolitico (40mila anni fa) una poltiglia di vari semi bolliti rappresentava una delle alternative al consumo quotidiano della carne. Successivamente nel Neolitico, con le prime forme di agricoltura, le sperimentazioni a base di semi miscelati e bolliti si fecero più frequenti con il risultato di selezionare gli ingredienti migliori e le tecniche di impasto e cottura.
Arriviamo d’incanto all’epoca etrusca cui fanno riferimento i bassorilievi presenti sulle pareti delle nicchie sepolcrali dove vengono raffigurate scene di vita quotidiana con utensili, come mestoli, spianatoia, matterello, rotelle e coltelli per il taglio a testimonianza della diffusione della preparazione e manipolazione degli impasti.
Anche i Greci producevano e consumavano la pasta e l’esistenza di qualcosa di molto somigliante alla sfoglia risale al primo millennio a.C., durante il quale con il termine “laganon” i Greci (“laganum” per i Romani) indicavano un foglio grande di sfoglia tagliato a strisce. Orazio e Cicerone nel 35 a.C. indicavano con “lagane” una “pasta fatta da strisce larghe di sfoglia a base di grano” condita con i ceci o la carne, termine dal quale pare che derivi l’odierno “lasagne”.
Ma la culla della pasta è la Sicilia, molto probabilmente per l’importanza che la coltivazione del grano aveva nella regione. Nel 1154, il geografo arabo Edrisi raccontava di “un cibo di farina in forma di fili”, chiamato “triyah” (dall’arabo “itrija”); questa e tante altre testimonianze ci raccontano di come la Sicilia fosse grande produttrice di pasta in vari formati e anche che ne esportasse in grandi quantità generando quelle contaminazioni locali che nel corso della storia hanno generato prodotti di ogni forma e variante.
All’inizio tutto veniva fatto a mano e per questo la sola forma di pasta possibile era lo gnocco e quei formati ottenibili con la semplice manipolazione dell’impasto con l’utilizzo di strumenti elementari. Già in epoca Etrusca fanno la loro comparsa i primi utensili per la lavorazione dell’impasto che poi evolveranno nel tempo fino al XIII secolo ci fu la prima realizzazione di un mattarello in bronzo con scanalature a lamine per tagliare la sfoglia ed ottenere i tagliolini. In Italia centrale vede la luce la chitarra, telaio in legno sul quale sono tesi fili di metallo paralleli, che permette di ricavare spaghetti a sezione quadrata.
Nel corso del Cinquecento viene inventato il torchio, che permette attraverso la trafilatura di ottenere un’ampia varietà di formati “tondi” o “cavi”. Il torchio per fabbricare la pasta viene citato per la prima volta nel 1549; inizialmente costruito in legno con campana e trafila in bronzo, venne successivamente fissato al muro della cucina per poter un utilizzo più agevole.
Nell’Ottocento vede la luce anche la “macchina per la sfoglia” o laminatoio, con due rulli cilindrici azionati da una manovella, per calibrare più agevolmente lo spessore della pasta.